SOCIETÀ

Allerta Suicidio

Suicidio
Il suicidio, spesso trattato come un tabù tra gli adolescenti e ritenuto “cosa da adulti”, oggi incarna una delle principali cause di mortalità tra i minorenni. La Svizzera non è diversa dal resto del mondo, il tasso di suicidi è tra i più alti a livello europeo e anche qui molti adolescenti si sono tolti la vita, o ci hanno provato, perché pensavano che fosse l’unica soluzione ai loro problemi “irrisolvibili”.

 

Alcuni hanno dato la colpa ai contrasti con i genitori, alle frustrazioni amorose, all’incapacità di soddisfare le aspettative, alla difficoltà a relazionarsi con gli altri e all’essere incompresi, o ad altre ragioni ancora. La forza e la capacità di affrontare le incertezze della vita, però, le possiamo trovare in Dio, come ci dice il Salmo 46:1: «Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà.» Il problema più significativo per i giovani sembra essere la solitudine. Per aiutarli esiste il servizio di aiuto 147, una linea telefonica di Pro Juventute che fornisce assistenza gratuita 24 ore su 24. Abbiamo chiesto a Thomas Brunner, pedagogista di Pro Juventute e responsabile per la consulenza e il supporto ai giovani, se la campagna di prevenzione contro il suicidio “Parlare può Salvare” sta funzionando tra i giovani. Negli ultimi vent’anni, secondo le statistiche, il numero di minorenni che si è tolto la vita è sceso. In Svizzera sono molti i giovani che giungono a questo gesto estremo. Noi pensiamo, che oggi i giovani conoscano meglio questo tema, e che si possa fare qualcosa … Loro sanno che i pensieri attorno il suicidio sono dinamici: è qualcosa che
può andare e venire e ripresentarsi

IN SVIZZERA SONO MOLTI I GIOVANI CHE GIUNGONO A QUESTO GESTO ESTREMO.

quando ci sono specifiche condizioni. Pensiamo inoltre, che i giovani possano aiutare altri a credere che, anche in questi casi, è possibile fare qualcosa.

Grazie alla campagna di prevenzione, chiamano adolescenti che vogliono parlare dei loro amici? Vedono i segnali e chiedono come aiutarli?

Thomas Brunner: Molti giovani che hanno intenzioni suicide, si riferiscono a loro stessi come “soli”. Descrivono il fatto di “averne abbastanza” a causa della mancanza di contatti con gli altri. “Nessuno si interessa a me”. Ecco il “perché” della nostra campagna “Parlare può salvare”. Ciò significa, che quando

MOLTI GIOVANI CHE HANNO INTENZIONI SUICIDE, SI RIFERISCONO A LORO STESSI COME “SOLI”.

uno ha un pensiero di suicidio può trovare qualcuno con cui parlare e salvarsi. Perciò quando noto che un mio amico o una mia amica non sta bene, devo chiedergli di parlare: “Ho notato che qualcosa non va, posso aiutarti?” L’importante è instaurare un rapporto e rimanere in contatto, perché chi ha pensieri di questo genere, crede che nessun amico si interessi a lui.

Secondo i dati solo il 2 % delle persone tra i 15 e i 24 anni si rivolge al 147, ma in realtà quanti giovani aiutate?

Attraverso il 147 siamo ogni giorno in contatto con qualcuno con cui parlare del suicidio; non tutti però chiamano perché pensano al gesto estremo. Alcuni giovani ci telefonano per altri motivi, perché hanno altre preoccupazioni, oppure perché a volte ci hanno pensato. All’anno segnaliamo tra i 50 e i 100 interventi; quando notiamo che c’è un caso di pericolo di suicidio. In queste circostanze di crisi ci rivolgiamo all’ambulanza, alla polizia o agli psichiatri per i casi d’emergenza.

Nelle statistiche svizzere ragazzi e ragazze hanno la stessa percentuale di suicidio fino ai 14 anni. Ma tra i 15 e i 19 anni i maschi si suicidano più frequentemente delle ragazze. Come mai?

I numeri di tentativi di suicidio sono equamente distribuiti; ma muoiono più uomini rispetto alle donne. Tra ragazzi e ragazze cambiano i metodi di suicidio. I primi adottano metodi più “duri”, come saltare dal ponte, gettarsi sotto un treno o usare un’arma. Le ragazze utilizzano metodi più “blandi” come ingerire pillole o tagliarsi per causare forti sanguinamenti; dopo questi gesti
possono essere salvate più facilmente. Se una persona ingerisce troppe pastiglie si può ancora fare qualcosa per salvarla, ma se qualcuno salta da un ponte non c’è più la possibilità di aiutarlo .

A proposito dei metodi, se un giovane ha provato a suicidarsi, ma il suo tentativo non è riuscito, come può essere “controllato” affinché non ci riprovi?

Non c’è garanzia, che uno che ha provato a suicidarsi senza riuscirci non ci riprovi. Noi sappiamo che questo è un fattore di rischio; la persona può provarci nuovamente. L’ambiente sociale in cui vive il ragazzo che ha tentato un gesto estremo è di fondamentale importanza. Bisogna parlare con lui, fare qualcosa insieme, andare al cinema, a una partita, stare al bar … Per rafforzare la salute della psiche dei giovani è importante fare qualcosa di nuovo. Ad esempio: mettersi in contattocon gli amici, fare qualcosa di creativo, fare movimento o sport,… Tutto ciò aiuta la salute mentale del ragazzo.

Nel nostro Paese, negli ultimi dieci anni si sono suicidati più svizzeri che stranieri. Forse manca qualcosa nella società svizzera?

Questo non posso dirlo. Ciò che posso dire è che molti giovani che hanno pensieri suicidi dicono “io sono solo”. Perciò il motivo dei molti tentativi è che le persone si sentono sole.

In questi anni, con la Campagna, la linea telefonica 147 e i vari progetti, ha visto dei successi concreti?

Ogni anno segnaliamo tra i 50 e i 100 giovani in crisi, e diamo aiuto anche ad altri giovani tramite il 147 per altri motivi. Ogni tanto riceviamo con piacere un’e-mail di ringraziamento da qualcuno che abbiamo aiutato, un messaggio in cui la persona ci ringrazia per esserci stati per lei. Oggi questi ragazzi sono diventati adulti molto stabili; esercitano una professione oppure hanno dei piani per il futuro. Perciò c’è sempre una storia incredibilmente importante per i giovani che sono nel bisogno.

Vuole lasciare un consiglio ai giovani?

È assolutamente importante per i giovani, parlare con altre persone, imparare a conoscere e a condividere i propri sentimenti con gli altri.


La campagna “Parlare può salvare” sottolinea l’importanza di parlare, ascoltare e chiedere aiuto. Questo è l’essenziale per soccorrere chi è nel bisogno; ma se confidiamo nel Signore, Egli manifesterà la sua forza in ognuno di noi per farci superare gli ostacoli della vita.

 

Autore: Stéphanie-Linda Maserin

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